Secondo K. Lorenz, dovevano essere simili agli sciacalli i canidi che stanziavano alla periferia dei primi insediamenti umani, si nutrivano dei resti del pasto degli uomini e venivano tollerati perché' in cambio offrivano comunque un servizio: avvertivano di un imminente pericolo con ululati e latrati. Questo patto mai scritto, ma sottinteso, andò avanti per secoli finché un cucciolo d'uomo si imbatte' in un cucciolo di cane e se ne innamorò, lo portò a casa dove forse i genitori opposero una vana quanto inutile resistenza, i cuccioli vissero insieme ed il primitivo sciacallo si trasformò in cane domestico. Passò altro tempo, questi animali cominciavano ad accompagnare l'uomo nella caccia, finché' qualche soggetto cominciò a distinguersi per abilità nello scovare le prede e nello stanarle, l'homo sapiens ne rimase colpito, individuò e protesse quel gruppo particolarmente dotato e cercò di crearne una discendenza: nacque cosi l'allevamento.
Questa storia che Lorenz, con un pizzico di fantasia ci racconta è sicuramente molto prossima alla verità, si consideri che a quei tempi l'uomo cominciò ad addomesticare numerosi animali (ovini bovini etc.), tutti selezionati col fine preciso di ottenere soggetti sempre più adatti allo scopo per cui venivano allevati: pecore che producevano più lana piuttosto che mucche che davano più latte.
Si tratta di comprensibilissime finalità quantitative che ancora oggi regolano l'allevamento ovino e bovino in tutto il mondo.
Nella moderna cinofilia le finalità dell'allevamento sono invece indiscutibilmente qualitative, ogni razza ha un suo ideale che tecnicamente viene definito STANDARD ed il progetto di un buon allevamento è produrre un alto numero di soggetti che si avvicinano a questo ideale. Un altro imprescindibile obiettivo dell'allevamento selettivo è il raggiungimento di soggetti esenti da patologie, si tratta quindi di un sottile equilibrio tra alcune caratteristiche da mantenere ed altre da perdere o quantomeno non fare emergere, ma esistono regole da rispettare?
Più che norme restrittive è necessario avere la consapevolezza che in questo ambito 2+2 non fa sempre 4 e cerchiamo di capire perché'.
Innanzitutto ricordiamoci sempre che il FENOTIPO, (l'insieme di tutte le caratteristiche fisiche e comportamentali del nostro cane così com'è con tutti i suoi pregi e difetti fisici) corrisponde ad un GENOTIPO ( il patrimonio genetico, è l'insieme di tutti i geni) che in buona parte non si esprime, rimanendo latente, Per esempio una nostra bellissima fattrice, esente displasia, può essere portatrice della patologia. Per semplificare al massimo questo concetto dobbiamo immaginare che in questa cagna possano esistere 2 porzioni di DNA (alleli) che compongono il gene per l'articolazione dell'anca, entrambi presenti nel corredo genetico, ma che l'allele cattivo rimanga in silenzio (inespresso, recessivo) mentre quello buono si affermi (espresso, dominante) CONDIZIONE DEFINITA ETEROZIGOSI per quel gene. Se lo stallone che usiamo è portatore dell'allele cattivo (anche se fenotipicamente sano, quindi anch'esso in ETEROZIGOSI), nella progenie potrebbe ricomparire la displasia in quel soggetto portatore di entrambi gli alleli malati (OMOZIGOSI), ereditati per via materna e paterna. Esempio banale, considerando che molte patologie non rispondono a leggi legate alla dominanza-recessività ma a trasmissioni poligenico multifattoriali, ma cercheremo di non rendere troppo complessi questi concetti.
A questo punto introduciamo alcuni termini ben noti agli allevatori e cerchiamo di chiarirli.
***INBREEDING***
Con questo termine si intende un accoppiamento tra individui di una stessa razza tra i quali non passi più di una generazione
PADRE_FIGLIA
MADRE_FIGLIO
FRATELLO_SORELLA
FRATELLASTRI (un genitore in comune, anche se per alcuni già si tratterebbe di un linebreeding).
Ma cosa significa praticamente e quali sono gli effetti di un INBREEDING ( in ita ININCROCIO)?
Ogni individuo eredita il proprio patrimonio genetico per metà dal padre e per l'altra metà dalla madre. Se esistono, come in questo caso, antenati comuni, aumenta di molto la probabilità che una coppia di uno stesso gene (alleli), siano identiche ; AUMENTA QUINDI SENSIBILMENTE IL COEFFICIENTE DI OMOZIGOSI.
Si Fissano in sostanza determinati caratteri, venendosi a concentrare, con questo tipo di incrocio serrato, i geni di un antenato. Sono nate così le razze canine, ovviamente anche la nostra, partendo da uno sparuto numero di soggetti morfologicamente simili e consanguinei. L'inbreeding è quindi un potente mezzo di selezione che ha potuto raggruppare, attraverso varie generazioni, le caratteristiche desiderate in una razza. Però, diminuendo l'ETEROZIGOSITA', cioè la probabilità che le 2 copie di uno stesso gene siano diverse tra loro, ha permesso la slatentizzazione di numerose patologie che in natura si esprimono fenotipicamente con minore frequenza. L’IMBREEDING NON AUMENTA IN SE’ LA FREQUENZA DI GENI CATTIVI, MA IN CONSEGUENZA DELL'OMOZIGOSI, RENDE PIU' FREQUENTE LA POSSIBILITA' CHE TALI GENI POSSANO ESPRIMERSI. La natura fa di tutto per scoraggiare la consanguineità, animali parenti raramente si accoppiano, il che evita che tare genetiche si manifestino con troppa frequenza. Nei lupi si riproduce solo la coppia alfa, i cuccioli divenuti adulti o accetteranno un rango inferiore o lasceranno il branco per ritrovare un giorno compagni con linee di sangue lontane con cui creare nuove famiglie. Inoltre, perpetuare tra consanguinei stretti la selezione determina in poco tempo il fenomeno del COLLO DI BOTTIGLIA, la progenie diviene via via più vulnerabile a microrganismi e parassiti. Questo fenomeno, talvolta letale è la conseguenza dell'omozigosi per le tare patologiche. Un'altra conseguenza dell'imbreeding è il fenomeno della “DEPRESSIONE”, caratterizzato da cucciolate di dimensioni ridotte, difficoltà nel parto e alta mortalità tra i cuccioli. ***LINEBREEDING***
Per i genetisti rimane un inbreeding in tutto e per tutto, ma per gli allevatori è un accoppiamento che ha il fine di concentrare i geni di un particolare antenato, portatore di caratteristiche eccezionali che si desiderano conservare. Viene considerato l'incrocio tra 2 individui con antenati comuni generalmente ENTRO LE PRIME 5 GENERAZIONI.
ZIO NIPOTE
NONNO NIPOTE
PRIMI CUGINI
SECONDI CUGINI etc.
Per definizione nel LINEBREEDING non vi dovrebbe essere una perdita di eterozigosità così immediata come nell'imbreeding, si consideri però che più antenati in comune, aumentano molto la probabilità che la progenie sia omozigote per quei caratteri trasmessi dall'avo, buoni o cattivi che siano. E’ possibile prevedere la possibilità con cui la progenie erediterà due alleli identici per lo stesso gene da un antenato comune?
Wright (1922) ha introdotto il COEFFICIENTE DI CONSAGUINEITA' (COI), senza addentrarci in calcoli complicati, in sintesi si può affermare che:
MAGGIORI SONO GLI ANTENATI COMUNI, PIU' VICINI ESSI SONO ALL'INDIVIDUO IN QUESTIONE, MAGGIORE SARA' IL COI (COIFFICENTE DI OMOZIGOSI)
UN FIGLIO DI 2 FRATELLI AVRA' UN COI DEL 25%
UN FIGLIO DI 2 FRATELLASTRI AVRA' UN COI DEL12,5%
Semplicemente più lontani sono geneticamente gli antenati più si abbassa il COI.
Le cose non rispondono nella realtà a questa semplice equivalenza matematica perché quasi sempre i progenitori sono a loro volta il frutto di un linebreeding, pertanto il paradosso vuole che in molte razze (sicuramente anche la nostra) il COI ,andando a RITROSO, aumentando gli incroci generazionali, aumenta vertiginosamente. Questo è il frutto quasi sempre dell'uso reiterato di uno sparuto numero di stalloni, i cosiddetti “RAZZATORI”.
Va da se che le ripercussioni che il LINEBREEDING ha sul patrimonio genetico non sembrano alla fine così distanti da un inbreeding, considerando quante volte un determinato antenato compare nel pedigree di moltissimi dei nostri cani.
Riassumendo il LINEBREEDING:
1) Producendo una discendenza simile all'antenato può fissarne il tipo
2) Aumenta la possibilità di passare tali caratteristiche alle generazioni future
3) Necessita di molta cautela negli accoppiamenti per non incrementare eccessivamente il grado di parentela fra gli individui
4) Rende necessaria la perfetta conoscenza dei pregi e dei difetti della linea di sangue di cui si vogliono conservare le caratteristiche.
Considerando quindi che la maggior parte degli accoppiamenti avviene in linebreeding e che quindi il rischio di fissare tare è piuttosto elevato, come difendersi da simili problematiche?
ESCLUDENDO DALLA RIPRODUZIONE I SOGGETTI INDESIDERATI, IN POCHE GENERAZIONI LE TARE POTREBBERO ESSERE ESTINTE DAL GENOTIPO.
***OUTCROSSING***
E' il terzo tipo di accoppiamento usato per la selezione. Anche a tal proposito esiste una divergenza concettuale tra genetisti ed allevatori. Scientificamente il vero outcrossing consiste nell'accoppiamento casuale tra individui di una popolazione il cui grado di parentela è più basso della media della popolazione stessa. Per gli allevatori è un accoppiamento tra soggetti che non hanno antenati in comune nelle ultime 5 generazioni. Va da sé che il coefficiente di consanguineità' risultante dovrebbe essere piuttosto basso, ma questo concetto, anche in questo caso rimane puramente teorico.
INFATTI PIU' SI VA A RITROSO IN UNA RAZZA PIU’ SI TROVERANNO ANTENATI COMUNI
Vi sono razze in cui si è talmente abusato del linebreeding che in un accoppiamento in outcross possono riscontrarsi COI del 40% a 12 generazioni!
CARATTERISTICHE DELL’ACCOPPIAMENTO OUTCROSSING:
1) ETEROGENEITA’ DEI SOGGETTI DI UNA CUCCIOLATA
2) MINORE PROBABILITA’ DI FISSARE IL TIPO
3) INSERIMENTO DI NUOVE CARATTERISTICHE ALTRIMENTI NON PRESENTI (attenzione alle sorprese!!)
4) AUMENTO DEI SOGGETTI PER OGNI CUCCIOLATA, MAGGIOR RESISTENZA ALLE PATOLOGIE. VIGOR IBRIDO.
Queste in sostanza sono le basi teoriche dell'allevamento, teoriche perché sarebbe impensabile stabilire una metodica che garantisca la produzione del soggetto perfetto. Piuttosto in conclusione, alcune considerazioni sorgono spontanee. Abbiamo compreso che in molte razze presenti nel nostro territorio, il numero degli antenati comuni è così alto che pensare di operare in outcrossing e complicatissimo (chiaramente si fa salva l’onestà e la buona volontà 'di quegli allevatori che vanno all'estero o si rivolgono alla banca del seme per migliorare la propria produzione). E' quindi molto alta la probabilità che ogni accoppiamento arrechi con se un alto COI , ma è possibile calcolare il grado di consanguineità di un accoppiamento? Oggi alcune razze con tradizione centenaria hanno permesso la creazione di database estremamente utili agli allevatori, per chi seleziona Golden esiste un sito ”STANDFAST DATA”, ove sono raccolte informazioni su 484 282 pedigree (dal 1900 ad oggi), questo permette un calcolo del coefficiente di omozigosi (COI) molto preciso.
Ci arriveremo mai??